L’iniziativa, nasce da un incontro di idee dell’Asas con la socia artista Mariella Martinez e perricordarne la madre, la poetessa messinese Rosaria Triolo, nata il 28 marzo 1922; si propone di far incontrare persone di diverse estrazioni e convinzioni intorno a grandi temi culturali, di letteratura, di arte, di pensiero, di religione, di spiritualitàcristiana, della società di oggi, in un clima di amicizia e familiarità. La cerimonia del tè nella cultura orientale e soprattutto in quella giapponese ha un profondo significato simbolico e non è soltanto una celebrazione di purezza e bellezza, dove gesti, scenari e strumenti sono attori di un'elaborata estetica. Bere iltè ha r appresentato fin dall'inizio del 900 un rito così importante da consacrare un intero momento della giornata come "l'ora del tè". Un rito, stavolta, di certo non legato a un momento di meditazione e di ricerca soltanto individuale, bensì a un momento di aggregazione tra amanti della Poesia in cui si esprimono anche abitudini e costumi di società.

 

Apetti reconditi di Arte e cultura messinese Asas

 

Il 28 marzo 2017, in occasione del 95° anniversario della nascita della poetessa e artista messinese Rosaria Triolo, venuta a mancare anni addietro, con ospite anche la figlia Maria Martinez, si è svolto al Salone delle bandiere del Comune di Messina l’Incontro-cenacolo dell’Asas a lei nominato. L’incontro, presentato dalla dott. Alba Terranova e presieduto dall’artista Flavia Vizzari, è stato come un trait d’union appunto del Cenacolo “Rosaria Triolo” con i caffè letterari mensili Arte & Scienza che si tengono al Bar Rizzo ogni primo lunedì e secondo martedì del mese. Gli incontri al Bar Rizzo quest’anno sono incentrati su una tematica che vuol porre in evidenza gli aspetti trascurati, dimenticati o addirittura sconosciuti della città e della nostra cultura, ricercando e dialogando insieme su luoghi, fontane, architetture, artisti, personaggi illustri, scienziati, letterati e poeti messinesi.

 

L’incontro ha avuto due personalità principali, il dott. Pippo Previti, funzionario della Città Metropolitana di Messina e il prof. Renato Fasanella intimo amico dello scomparso scultore messinese Antonio Bonfiglio, che hanno accompagnato il loro intervento, rispettivamente sugli scavi Antonelliani e sullo scultore Bonfiglio, con la visione di alcune slide fotografiche.

 

Gli altri interventi della serata del dott. Giovanni Albano su Bartolomeo di Neocastro; della giovane studentessa Virginia Rando sulla fontana Arena; dell’artista Franca Scolari sui poeti messinesi dell’Art Nouveau, Toscano, Cardile e Rino; del dott. Pasquale Costa sulla chiesa del Ringo; dei poeti Melania Rossello e Luigi Terranova segretario dell’Asas, sono stati allietati dall’esibizione della danzatrice Antonella Gargano, sulla musica di Dicidincillu vuje con la collaborazione del vice presidente Asas Pier Paolo La Spina.

 

Cenacolo Rosaria Triolo 28/11/16

 

 

prof. Giuseppe Martella

 

Poesia civile

 

La più bella definizione di “poesia” che conosco è forse quella di Paul Valery: “una esitazione prolungata fra il suono e il senso”. Ma se la poesia è questa esitazione, allora deve in via di principio sfuggire a ogni definizione: essa è necessariamente un paradosso colmo di significato. Ed è un paradosso vivente proprio per la ricchezza inesauribile dei suoi significati. Se questo ineffabile è immanente a tutta la poesia, come possiamo procedere nella definizione di una sua specie? Cosa intendiamo per poesia civile? Sappiamo che l’analisi rischia di uccidere l’oggetto vivente, e tanto più l’oggetto poetico che è singolare e infinito in via di principio. Non è dunque sulla risposta al quesito che dobbiamo fermarci ma piuttosto sulla declinazione della domanda. Non attendiamoci dunque una risposta esauriente o definitiva, ma il persistere della domanda attraverso le sue variazioni e le risposte provvisorie e inadeguate, insomma attraverso il dibattito che essa scatena, cioè attraverso la deriva delle interpretazioni che provoca in modo non dissimile da ciò che fa una poesia. Poiché in realtà una vera poesia è una domanda, una interpellazione rivolta a chi l’ascolta, è una questione posta al cuore dell’esistenza. Una questione che ricorre e si rinnova, ritorna su se stessa, attraverso l’artificio del verso, per negarsi, riproporsi, arricchirsi, scatenare insomma quella serie di echi e di implicazioni che costituisce la messa in opera della verità nell’orizzonte della bellezza, l’invocazione del possibile per via della bella forma reale. L’apertura di orizzonti, si direbbe dunque, è la funzione propria di ogni poesia, apertura all’altro da sé, al desueto, all’inconsueto, all’ignoto. La poesia sfida le norme e le abitudini, a partire dal suo linguaggio, dalla licenza poetica, per arrivare poi alle dimensioni estetica e politica. E a partire dalle sue metafore, rivolgimento del senso proprio dell’espressione e del discorso e coinvolgimento del traslato, dell’improprio e dell’altrui orizzonte. Stravolgimento del dato nel possibile.

Funzione del poeta è il rimettersi nelle mani dell’Altro, per fare mondo ed epoca con lui. E’ invocazione dell’Altro, dell’alternativa, interpellanza del prossimo nell’ascolto e solo in un secondo momento, in virtù di questa realizzata empatia, essa può essere evocazione di immagini, espressione di sentimenti, grido lirico o testimonianza sociale. La poesia non è mai discorso unilaterale e concluso, non è dimostrazione logica, non è logos ma essenzialmente dialogo inconcluso, aperto, nel senso che provoca associazioni di idee e piene di sentimenti, e pone questioni sempre in attesa di risposta, inesauribili. Dialogo fecondo fra il sé a l’altro, fra il soggetto e le sue maschere, fra l’anima e la forma. E’ espropriazione, nel dire, dei luoghi comuni; appropriazione indebita e uso deviante di una tradizione, di una grammatica, di un lessico condivisi, che essa è chiamata a rinnovare e purificare nell’incontro con l’altro. Essa vive nella sfida e nella preghiera che il sé rivolge all’Altro, e il poeta al suo prossimo, colla semplice richiesta di attenzione, con l’invito all’ascolto. Col mettersi in gioco e a rischio, cuore e corpo.

Ma la poesia civile, quella dichiaratamente impegnata e politica, che è solo una piccola parte dell’impresa poetica, ci aiuta forse a comprendere meglio la vocazione della poesia nella sua interezza. Nel suo essere coincidenza eletta fra il dire e il fare. Mare in cui si incontrano la parola e l’azione danzate sul corpo del bardo, nella smorfia del mondo che egli ci offre mettendo a nudo la sua anima, rivolgendosi speranzosamente a noi e rivolgendo per noi un mondo, col gesto imperioso e gentile di chi sa cogliere il punto di passaggio fra il dire e il fare.

Ma se quanto ho detto vale per tutta la poesia. Che cosa costituisce dunque lo specificità della poesia civile, sociale o politica che dir si voglia?

Certo possiamo distinguere un genere di poesia esplicitamente e tematicamente “civile”, come quella che oggi tratta i temi dell’immigrazione, della sperequazione sociale, della violenza sulle donne, ecc. E dobbiamo certamente distinguere tra poesia e impegno civile. Poiché ci sono tanti testi di grande valore sociale o politico che non sono affatto poesia. Ma detto questo, vi sono poi una infinita serie di gradazioni che vanno dalla poesia “civile” al grido lirico apparentemente slegato da ogni impegno sociale. Non posso qui addentrarmi in una casistica dei componimenti che vanno dall’uno all’altro polo: dall’espressione pura del sentimento alla comunicazione articolata di un impegno. Posso solo porvi alcune domande, fare alcune provocazioni. “Il canto di una scavatrice” o “Le ceneri di Gramsci” di Pasolini sono certamente poesia civile. Ma in che misura lo sono certi componimenti del Montale di Ossi di seppia che si nutrono di un evidente pessimismo esistenziale, evocando piuttosto la difficoltà della comunicazione? “Non chiederci la parola… questo

soltanto ora possiamo dirti/ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.” Questa non è, si dirà, affatto poesia civile. E tuttavia se si considera che il pessimismo e l’ermetismo montaliano si oppongono all’ottimismo fascista del tempo, si dovrà concludere che questi versi avevano anche una valenza politica. Bisogna dunque anche tener conto del contesto storico di un componimento per poterne valutare l’impatto sui lettori dell’epoca e perciò anche il suo valore sociale e politico. O ancora, per fermarci solo ai grandi italiani del Novecento, si pensi ai noti versi di Ungaretti: “Si sta come d’autunno/ sugli alberi le foglie”. Nulla sembra più puramente lirico di questo. Ma se pensiamo che questi versi sono stati scritti da un soldato al fronte durante la prima guerra mondiale, allora la similitudine si precisa nel senso della denuncia e della testimonianza. Forse la poesia non è stata mai pura né puramente letteraria, ma intrisa di carne e sangue, di interessi e motivazioni sociali, dal tempo dei rapsodi omerici cantanti e danzanti la tradizione greca sul filo dei loro versi. E d’altronde, le canzoni di De André, di Bob Dylan, di Leonard Cohen e di tanti altri bravi cantautori, al di là di ogni distinzione di genere, non sono forse anch’esse, nell’intenzione e nell’effetto, “poesia civile”?

Ma ora basta con le domande. Credo che abbiamo messo abbastanza carne al fuoco. Possiamo iniziare il banchetto. Non prima però di aver ricordato un bell’esempio di poesia civile ed ecologica

di Rosaria Triolo, poetessa messinese cui è dedicato questo nostro incontro.

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 CENACOLO A.S.A.S. ROSARIA TRIOLO A MONTEPISELLI


Hanno preso l’avvio da martedì 28 maggio 2013,
a casa Martinez di Montepiselli, presso l’omonima via al civico 110 A, gli incontri
mensili del tè culturale Asas

Mesina, 30/05/2013 - L’iniziativa, nasce da
un incontro di idee dell’Asas con la socia artista Mariella Martinez per
ricordarne la madre, la poetessa messinese Rosaria Triolo, che in via
Montepiselli visse molti dei suoi anni più creativi per la sua arte e la sua
poesia.
Gli incontri
appunto prendono il nome di CENACOLO ROSARIA TRIOLO e si svolgeranno ogni giorno
28 di ogni mese.

Si sono riuniti pertanto nel salotto di casa Martinez
alcuni personaggi dell’ambiente culturale messinese, quali il dott. Lillo
Alessandro e la professoressa Clelia Roll, che hanno conosciuto la nostra
poetessa, assieme ai soci Asas che hanno animato e coordinato l’incontro, dai
responsabili Asas presidente Flavia Vizzari e vice presidente Pier Paolo La
Spina, alla segretaria Cristina Lania, e i soci Francesca Guglielmo ed Emanuele
Cilenti, i quali hanno contribuito a declamare alcune liriche della Triolo.

La coordinatrice e presidente Asas Flavia
Vizzari, ha tracciato un resoconto biografico della poetessa messinese, che
negli anni ha partecipato e vinto in molti concorsi, e comunicato l’intento di
invitare nei prossimi mesi i vari organizzatori dei Premi che hanno avuto la
possibilità di conoscere la nostra artista. Si, perché Rosaria Triolo, oltre ad
essere poetessa in lingua e in vernacolo, era anche un’abile pittrice, inserita
nell’agenda artistica “Il Galeone”. Flavia Vizzari ha evidenziato altresì da
alcune delle liriche lette, che la poetessa Rosaria Triolo era molto sensibile
agli aspetti umani e sociali più poveri, deboli ed emarginati, come nelle
liriche “Uomo di colore”, “L’accattone”, “’U cani s’avissi la palora”, “La
vecchia carrozzella”, “Biatu cuntadinu”.

Tra gli aromi del tè e le profumate torte
casalinghe e biscottini, tra la musica melodiosa di Liliana Ceci, che al
pianoforte ha dilettato i presenti, si è segnato l’inizio di un cenacolo che
vuole restituire e rinnovare ai concittadini l’operato artistico e poetico di
una valida poetessa messinese.
Si invitano dunque i soci Asas e tutti coloro
che hanno conosciuto Rosaria Triolo, il prossimo venerdì 28 giugno, per un
ulteriore momento conviviale di ascolto e arricchimento.